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venerdì 16 agosto 2013

Antichi Liguri: i Miti e le Fonti storiche

Fetonte in una statua Romana
Consideriamo qui le notizie mitologiche, protostoriche e storiche più antiche sui Liguri.
Nel Manoscritto si parla di Fetonte, re Foceo e di suo figlio Ligure o Ligustro.
Per il post "Sanremo: favolose origini e favolosi Tesori" clicca QUI
In effetti nella mitologia c'è un Fetonte amico e parente di un re dei Liguri: Cicno, in italiano Cigno.

Il Mito dei Liguri, l’antico popolo del Cigno:
Fetonte è una figura della mitologia greca. Secondo la maggior parte degli autori egli era figlio di Elio, dio del Sole, e della ninfa Climene.
Solo Esiodo ne fa un figlio di Cefalo ed Eos.
Michelangelo: "La Caduta di Fetonte"
con sopra Zeus e sotto Eridano, le Elidi
e Cycnus. Clicca sull' immagine
 per ingrandirla.
Secondo il mito, Fetonte, per far vedere ad Epafo che Elio era veramente suo padre, lo pregò di lasciargli guidare il carro del Sole; ma, a causa della sua inesperienza, ne perse il controllo, i cavalli si imbizzarrirono e corsero all'impazzata per la volta celeste: prima salirono troppo in alto, bruciando un tratto del cielo che divenne la Via Lattea (questo è uno dei miti che spiegano l'origine della Via Lattea), quindi scesero troppo vicino alla terra, devastando la Libia che divenne un deserto. Gli abitanti della terra chiesero aiuto a Zeus che intervenne per salvare la terra e, adirato, scagliò un fulmine contro Fetonte, che cadde alle foci del fiume Eridano, il fiume che divideva il mondo conosciuto con l'Iperboreo, a Nord (secondo alcuni autori antichi da identificare con il Rodano, secondo altri con il Po).
Il Po era chiamato dai Greci Ἠριδανός Eridanós (da cui il latino Eridanus e l'italiano letterario Eridano). Questo nome in origine indicava un fiume mitico che sfociava nell'Oceano e solo in seguito venne identificato con il Po. Eridanós contiene l'antichissima radice (RDN) comune ad altri fiumi europei (Rodano, Reno, Danubio). Presso i Liguri era detto Bodinkòs, da una radice indoeuropea BHEDH che indica "profondità", la stessa da cui derivano i termini italiani "botola" e "fossa, fossato". Il nome latino Padus, da cui l'aggettivo "padano", deriverebbe secondo l'opinione più diffusa dalla stessa radice di Bodinkòs; secondo un'altra versione deriverebbe dalla parola celtoligure "pades" indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti. Il nome italiano "Po" deriva appunto dalla contrazione di Padus (Padus>Pàus>Pàu>Pò); in diverse lingue europee, soprattutto slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche in rumeno il fiume è ancora oggi chiamato Pad. 
Da notare poi che Eridano è anche il nome di una costellazione, un fiume celeste!
Per vedere la costellazione clicca QUI.
La costellazione circumpolare del Cigno
Tornando al nostro Fetonte, qualche tempo dopo, quando gli Argonauti risalirono il fiume, trovarono il suo corpo che ancora bruciava ed emanava nuvole di vapore dall'odore nauseabondo che soffocavano e uccidevano gli uccelli. (un'odore fetente!)
Le sue sorelle, le Eliadi, addolorate, piansero abbondanti lacrime con viso afflitto e vennero trasformate dagli dèi in pioppi biancheggianti.
Le loro lacrime divennero ambra (per notizie sull'Ambra, clicca  QUI ).
Cicno, parente e amico di Fetonte, che piangeva con le fanciulle, fu trasformato da Zeus in un cigno che, secondo la leggenda, canta soavemente quando sta per morire.
Secondo il mito riportato da Esiodo, Cicno (Cycnus), figlio di Stenelo, era re della Liguria e parente di Fetonte, nonché suo migliore amico. Giovane in possesso di una voce melodiosa, amava cantare e comporre musica. Nel regno gli successe il figlio bambino, Cupavone.
Afferma Pausania : «Il cigno è un uccello dalla fama di musico; si dice infatti che un musico di nome Cicno sia stato re dei Liguri abitanti al di là del Po oltre il territorio dei Celti e che, dopo la sua morte, sia stato trasformato in quell'uccello per volontà di Apollo.». (Cigno in greco è kyknus e in latino cycnus).
Secondo Servio, il Cigno, una volta morto, venne collocato da Apollo tra le stelle (costellazione del Cigno). 
Cicno è rappresentato anche in ambiente etrusco e umbro in vari bronzetti votivi raffiguranti un guerriero che indossa un copricapo a forma di testa di cigno. Nei culti della tarda preistoria e della protostoria, in molte aree europee, il cigno e altri animali acquatici sono spesso presenti in motivi decorativi di corredi funebri e sono legati ai riti dei defunti e al loro viaggio verso l’aldilà.
Sempre nella mitologia greca, i due figli di Poseidone, i fratelli giganti chiamati Albione (poi identificato con l'Inghilterra o Albis Intemelia, Ventimiglia ) e Dercino (o Bercino o Ligure), combatterono l'eroe mitologico greco Ercole nella Ligustica, quando l'eroe tornava a Creta portando le mandrie rubate a Gerione, presso Tartesso, nella sua decima fatica. (Per visualizzare il post che riguarda la via Eraclea nella Liguria intemelia, clicca QUI).
Si può intravvedere nella saga irlandese "Leabhar Ghabhala", la migrazione di popolazioni Liguri dalla penisola ligustica (Iberia) ed il loro insediamento nelle Isole Britanniche (Irlanda inclusa) e nel nord Atlantico.

Liguri - Bronzetto di 
guerriero in assalto 
con copricapo a 
forma di testa di cigno
Parigi Bibliotheque 

Nazionale
VI-V secolo A.C.
 
Liguri - Figura maschile
 con copricapo a forma
di testa di cigno
Parigi Musèe de Louvre
fine VI secolo A.C.
 
- La fonte più antica che cita i Liguri è rappresentata da una discussa versione di un frammento di Esiodo (fine VIII inizi VII secolo a.C.), riportato da Strabone che cita i Liguri insieme agli Etiopi e agli Sciti come i più antichi abitanti dell’Occidente: “Etiopi, Liguri e Sciti allevatori di cavalli”.
Il poeta greco Esiodo, che per primo fa menzione dei Liguri, dà loro il nome di Libuas, che i più leggono Liguas e Ligoas, e li considera come la principale nazione dell'Occidente.
Eschilo, nel Prometeo, colloca i Liguri nell'attuale Provenza nel secolo XIV a.C., e loda come intrepido il loro esercito, che Ercole riuscì a superare soltanto con l'aiuto degli dei.
Ecateo (V - VI secolo a. C.), geografo tenuto in grande considerazione dagli antichi ed anteriore a Erodoto, ricorda la città di Sicana nell'Iberia; e, sulle sponde orientali dell'Iberia e su quelle meridionali della Gallia fino alla Tirrenia in Italia, non vede che Liguri, collocandoli sempre sulla costa, dove pone la Ligistica o Ligustica: dice Massalia città della Ligustica vicino alla Celtica, non nella Celtica, e Timeo lo conferma con le stesse parole.
Erodoto (V sec. a. C.), nell'Iberia meridionale, non conosce che Cineti o Cinesi, creduti di origine africana e, sulla costa orientale, Iberi e Liguri (Ligues), e pone i Celti ancora ad occidente dei Cinesi (o Cineti), ricordandone una sola città nell'entroterra. 
Erodoto, elencando i popoli che presero parte alla spedizione di Serse contro i Greci, enumera i Liguri insieme ai Paflagoni e ai Siri, comandati da Gobria, figlio di Dario e di Artistone e di nuovo li cita tra i componenti dell'esercito radunato dal tiranno Terillo di Imera e comandato dal cartaginese Amilcare, figlio di Annone e che fu sconfitto da Gelone di Agrigento e Terone di Siracusa. 
Sofocle nomina la Ligustica fra le contrade dell'Occidente visitate da Trittolemo, ed Euripide dà a Circe l'appellativo di Ligustica.
Antichi scrittori , tra cui Stefano di Bisanzio, ricordano una città Ligustica nel bacino del fiume Tartesso (o Betis, ora Guadalquivir) , il quale secondo Rufo Festo Avieno, nella sua Ora Maritima, esce dal lago Ligustico.
Ricostruzione dell'ubicazione del Lago Ligure
nella foce del Guadalquivir. Ricostruzione 
Ed è proprio l'"Ora Maritima" di Avieno che ha spinto l'archeologo, storico e filologo tedesco Adolf Schulten (1870 - 1960) a ricercare e trovare le prove di una civiltà Tartessica sorta nel sito di una fiorente civiltà composta da Liguri proprio nell'acquitrinoso Lago Ligur (Lagus Ligustinus per i Romani), collocato nel delta dell'antico Tartesso, il Guadalquivir, nel sito dove ora sorge Siviglia.

- Secondo Filisto da Siracusa, gli stessi Siculi sarebbero stati Liguri, cacciati dalla loro terra dagli Umbri e dai Pelasgi e passati in Sicilia sotto la guida di Siculo, diciotto anni prima della guerra di Troia. 
Infine riferisce che i Liguri occupavano i passi delle Alpi e avrebbero combattuto contro Ercole (o contro Prometeo, secondo il "Prometeo liberato" di Eschilo).
Nell'Eneide i Liguri sono una delle pochissime popolazioni che combattono al fianco di Enea nella guerra contro i Rutuli.
Virgilio nomina anche i loro due re, Cunaro e il giovane Cupavone, il figlio e successore di Cicno, figura già nota nella mitologia greca.

- Del fatto che i Liguri fossero stanziati in varie parti dell'Italia centrale e specialmente nel Lazio abbondano argomenti sicuri e sappiano che ne furono espulsi con le armi dagli Italo-Greci (Aborigeni e Pelasgi) verso il secolo XIV a. C.; 
Filisto di Siracusa, il quale afferma che i popoli, passati dal continente italico nella Sicania, espulsi dagli Umbri e dai Pelasgi, non erano Siculi, ma Liguri sotto il regno di Italo, figlio di Sicalo. Per questo presero il nome di Siculi, e da Sicalo derivò all'isola quello di Sicilia. 
Della presenza dei Liguri nel Sannio non mancano indizi certi, ma riguardano gli ultimi secoli della Repubblica romana che vi deportò in un anno ben quarantamila Liguri Apuani con le loro famiglie, e poco dopo altri sei mila. 
Polibio trova un fondamento di popolazione ligure in varie parti della Toscana e Giustino dice che la città di Pisa fu fondata dai Liguri che, espulsi poi da quella provincia, sostennero lunghe lotte con gli Etruschi, ragion per cui i loro confini politici si ridussero dall'Arno alla Magra; e la città di Luni col suo meraviglioso porto venne alternativamente posseduta da Liguri ed Etruschi. Sulla destra del Po, pare che la Trebbia e tutt'al più il Taro fossero i loro confini accertati, mentre negli Appennini avanzarono fino al corso superiore della Secchia e i Liguri Friniati erano fra le valli di Secchia e Panaro, l'attuale Frignano. Piacenza era una colonia romana e in quel di Modena e Reggio discesero più volte dai loro monti a saccheggiare il paese e le città; ma non pare che vi stanziassero stabilmente in tempi storici, mentre sembra che lo fecero in età protostoriche. Anche sulla sinistra del Po i Liguri tennero le posizioni contro Umbri ed Etruschi ancora in tempi storici, certamente fino al Ticino sul quale fondarono una città (ora Pavia), finché nel secolo VII a.C. secondo Livio, nel IV a. C. secondo altri, concessero spontaneamente la via ai Celti, se non addirittura li chiamarono essi stessi a danno degli Etruschi. I Celti occuparono successivamente tutta l'Etruria circumpadana e pare che i Liguri abbandonassero loro la dominazione di quasi tutta la sponda sinistra del Po nelle regioni subalpine, il cui possedimento era indispensabile ai Celti per avere libero il passo alla Gallia transalpina dalla quale erano giunti e dalla quale continuavano a giungere altri gruppi. In quel tratto di terre subalpine, alla venuta d'Annibale, dominavano ancora i Celti certamente fino alla Dora Baltea e forse alla Riparia. Polibio afferma che il generale cartaginese sboccò nel territorio degli Insubri; Plinio che discese in Italia per il varco che separa le Alpi Graie dalle Pennine. Ma, tranne le regioni subalpine concesse dapprima spontaneamente e forse in seguito occupate con la forza dai Celti, i Liguri si mantennero anche sulla riva sinistra del Po della quale continuarono a possedere un tratto che dal corso inferiore della Sesia si allargava nella direzione di Novara fino al Ticino ed era abitato da tribù liguri in mezzo alle quali penetrarono e si stabilirono numerosi gruppi di Celti. Con l'andar del tempo però, affluendo sempre nuovi transalpini nel bacino del Po, il dominio di quasi tutto il paese, dal Po alle Alpi occidentali, rimase ai Celti; fatto questo che certificherebbe in parte il limite posto dai Romani alla Liguria, ristretto alla destra del fiume, assegnando la sinistra alla Celtica o Gallia cisalpina. Qui, infiltrandosi e mescolandosi coi Liguri della sponda sinistra, i Celti esercitarono un gran mutamento sull'etnografia degli stessi, mentre sulla destra del fiume vennero in gran parte agevolmente assimilati.
Nel XIX secolo si occuparono dei Liguri alcuni studiosi. Amédée Thierry (1797-1873), storico francese, ritenne che fossero da collegare agli Iberi, mentre Karl Viktor Müllenhoff (1818-1884), professore di antichità germaniche alle università di Kiel e di Berlino, studiando le fonti dell'Ora maritima di Rufio Festo Avieno (poeta latino vissuto nel IV secolo, che avrebbe utilizzato per la sua opera il periplo di un marinaio massiliota del VI secolo a.C. che descriveva un viaggio lungo le coste atlantiche e poi mediterranee dalla Cornovaglia a Marsiglia attraverso le colonne d'Ercole), ritenne che il nome dei Liguri fosse riferito genericamente a diverse popolazioni che vivevano nell'Europa occidentale, compresi i Celti, ma ritenne i Liguri veri e propri come una popolazione pre-indoeuropea. 
Dominique François Louis Roget de Belloguet ne sostenne invece un'origine "gallica". Sempre a favore di un'origine pre-indoeuropea furono Henri d'Arbois de Jubainville, storico francese ottocentesco, che sostenne che i Liguri, insieme agli Iberi, costituissero i resti della popolazione autoctona che si era diffusa nell'Europa occidentale con la cultura della ceramica cardiale e Arturo Issel, geologo e paleontologo genovese, li considerò diretti discendenti dell'Uomo di Cro-Magnon, e diffusi a partire dal mesolitico in tutta la Gallia.

- Convenzionalmente e tradizionalmente gli antichi Liguri vengono ritenuti un gruppo di popoli di lingua inizialmente non indoeuropea (pre-indeuropei), provenienti dalla Penisola iberica e stanziatisi in epoca Preistorica in Linguadoca e nell'Italia Nord-occidentale. Della lingua parlata si conoscono solo toponimi e antroponimi, terminanti con suffisso in -asca o in -asco. Si tratta di una lingua probabilmente pre-indoeuropea con influenze celtiche e latine. Secondo il linguista Xavier Delamarre sarebbe una lingua celtica simile al gallico. Fondendosi progressivamente con elementi Indoeuropei divennero essi stessi Proto-Indoeuropei, parlanti un miscuglio delle due lingue, durante il Neolitico; Indoeuropei, parlanti un lingua ancora non specializzatasi nei vari dialetti, tra il 3000 ed il 2000 a.C.; Proto-celti, parlanti una forma arcaica di celta con influssi antico-liguri, tra il 2000 ed il 1000 a.C. ed, infine, Celti o celtizzati, con la fusione e scomparsa delle reminiscenze linguistiche liguri, dal 1000 a.C. in poi.


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2 commenti:

  1. Buongiorno, articolo interessante ma su quali fonti si basa? Grazie in anticipo per la risposta.

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  2. Buongiorno, dopo ben 4 anni le rispondo che in questo post si citano le fonti storiche sui liguri, è sufficiente consultarle.

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